Storia
Il Team
L’Associazione Sportiva Dilettantistica “ Uccialì Fishing Team ” ha sede in Isola di Capo Rizzuto nella frazione Le Castella in via Tirreno nr.23 (già traversa di via Uccialì), il cui nome riconduce alla figura del Corsaro saraceno UCCIALI’, che da giovane pescatore originario proprio di Le Castella, divenne il più grande ammiraglio della flotta ottomana, non ha fini di lucro e si propone di promuovere, programmare, organizzare e realizzare l’attività sportiva della pesca e, più in generale, di tutte le attività sportive, compresa l'attività didattica, riconosciute dalla Federazione Italiana della Pesca Sportiva e Attività Subacquee ( F.I.P.S.A.S. ) e del C.O.N.I., alle quali è affiliata.
L’Associazione Sportiva Dilettantistica “UCCIALI’ Fishing Team”, ritiene fondamentale, fin dalla sua fondazione, la promozione fra i suoi soci/sportivi, il rispetto dell’ambiente marino, per le specie che lo compongono nonché delle norme che regolamentano lo sport in genere.
L’A.S.D. “UCCIALI’ Fishing Team” di conseguenza per statuto ritiene che la pesca sportiva e le attività ad essa connesse, siano anche riconosciute quali attività socio-culturali che – se praticate in modo leale - offrono agli individui l'opportunità di conoscere se stessi di esprimersi e di raggiungere soddisfazioni, di ottenere successi personali, acquisire capacità tecniche e dimostrare abilità, di interagire socialmente, divertirsi, raggiungere un buono stato di salute.
L’A.S.D. “UCCIALI’ Fishing Team” segue un codice etico e crede sia essenziale che i pescatori abbraccino in tutte le acque, un’etica comportamentale che comprenda la considerazione per l’ambiente naturale e per tutti coloro che fruiscono di queste aree naturali, siano essi pescatori oppure no, abbracciando sia la filosofia del “Rilascio del pescato” qualora possibile, che del “Non inquinare”, proprio perché esse rivestono grande importanza nel comportamento etico di tutti noi pescatori sportivi e sub, fornendo anche una base culturale per migliorare le esperienze di pesca e di attività subacquea, unendo due fattori importanti come la salvaguardia dell’ambiente ed il comportamento rispettoso e sportivo verso tutti gli altri associati.
La vita del grande corsaro UCCIALI’
Nacque nel 1507 nelle terre nei pressi di Le Castella, frazione del comune di Isola di Capo Rizzuto, ed il suo nome originario era Giovanni Dionigi Galeni. Egli da amante del mare, si guadagna da vivere come PESCATORE seguendo del resto le orme suo padre, manifestando anche la sua intenzione di divenire prete. Purtroppo però i suoi studi vengono interrotti nell'aprile 1536 quando alcuni corsari, comandati da Ali Ahmed, conducono un'incursione nel golfo di Squillace e tra le campagne “castellesi” e sebbene tutta la popolazione venne avvisata dalle sentinelle che suonarono un’imponente campana di bronzo posta sulla torre del maestoso Castello Aragonese, lo rapiscono.
Viene destinato inizialmente “al remo” di una imbarcazione corsara ma con il tempo, a Giovanni Dionigi Galeni, viene assegnato “al remo di tribordo a prua”, il posto dove si trova incatenato il migliore vogatore, ovvero quello che dà il ritmo ed è assolvendo questo incarico che riceve il soprannome di “rognoso” o “il tignoso”. Leggenda vuole che la svolta della sua vita derivi da un episodio casuale, quando un giorno viene insultato a morte da un marinaio napoletano che incautamente lo schiaffeggia, generando in lui la bramosia di vendicarsi. Per far ciò, ed ottenere il rango sociale per poterlo fare, infatti egli si converte all'Islam, anche se per altri ciò avviene per potere indossare il turbante (cosa non permessa agli infedeli) e nascondere in tal modo con il copricapo la tigna che lo rode fin dalla fanciullezza. Giovanni Dionigi Galeni fa valere le sue qualità ed assume la possibilità di difendere il proprio onore: chiama l'uomo napoletano che lo ha insultato e lo uccide in una lotta corpo a corpo. Fatto ciò ricomposto il suo onore, sposa la figlia di Chiafer Rais ricevendo il grado di nostromo, e con i primi guadagni ottenuti, riesce ad acquistare una partecipazione in una “galeotta”, arrivando ad avere una sorta di patente da Comandante Corsaro.
Fù così che divenne noto sotto vari nomi (Ucci Alì, Luccialì, Occhialì, Eudj-Alì), storpiature di ῾Ulūǵ ῾Alī " ossia il Rinnegato (cristiano) Alì ", detto anche Uccialì il Calabrese.
Divenne quindi dapprima comandante della flotta di Alessandria e poi Pascià di Algeri. Da Corsaro imperversò in tutto il Mediterraneo ed il suo nome è legato a numerose incursioni sulle coste italiane, soprattutto quelle del Regno di Napoli, allora dominio spagnolo e partecipò a numerosissime battaglie ed ad incursioni.
Secondo alcune voci dell'epoca, tramò anche con vari cospiratori calabresi per staccare la Calabria dai regni spagnoli e unirla ai domini turchi.
Considerato il miglior ammiraglio della storia della flotta ottomana, grande conoscitore del mare, nell'ottobre del 1571 combatté a Lepanto contro Gianandrea Doria. Fu l'unico che nella battaglia riuscì ad insidiare Don Giovanni d'Austria e poi a portare in salvo una trentina di navi turche recando ad Istanbul, come trofeo, lo stendardo dei Cavalieri di Malta, dopo una precipitosa fuga durante l'infuriare della battaglia.
Dopo questa battaglia ottenne dal Sultano ottomano Selim II il titolo di ammiraglio della flotta turca e l’appellativo di Kılıç Alì (Alì la Spada). Forte della nuova carica ricostruì in un anno la flotta distrutta a Lepanto e nel 1572 riuscì a sfidare ancora le flotte cristiane.
Passano gli anni ma Uccialì (Giovanni Dionigi) non si dimentica del suo paese, dove decise di ritornare e giunto a Le Castella, però, non trovò altro che un paese dilaniato dai vari saccheggi, non trovando più neanche la splendida campana di bronzo, che lui stesso ricordava e che aveva lo scopo di avvisare i cittadini dell’arrivo dei nemici, in quanto venne trafugata dai saccheggiatori e poi buttata in mare per il suo eccessivo peso. Uccialì quindi, preso atto della situazione catastrofica del piccolo borgo, ordinò di fermare tutti i saccheggi che stavano distruggendo il piccolo paesino, salvandolo dalla completa distruzione.
Nel 1574 riconquistò all'impero ottomano Tunisi, che era stata espugnata l'anno prima dalla flotta cristiana. Morì nel luglio del 1587 nel suo palazzo sulla collina vicino Istanbul, lasciando in eredità ai suoi numerosi schiavi e servitori, case e beni di proprietà, tutti concentrati in un villaggio da lui fondato e chiamato "Nuova Calabria". Secondo alcuni resoconti non ufficiali, si narra che egli in punto di morte, sarebbe anche tornato alla sua fede cristiana.
La leggenda che circola sul suo mito, racconta anche di un viaggio clandestino sulla costa calabrese nei pressi di Le Castella, al solo scopo di riabbracciare la madre che lo scaccio poiché dichiaratosi di fede non cristiana. I pescatori anziani del luogo inoltre, raccontano che ancora oggi, che in alcune serate di tempesta, quando soffia impetuoso lo scirocco, si possono udire i tocchi della famosa campana ricordata da Uccialì, ormai persa non si sa più dove nel mare Castellese, quando le onde furiose, si infrangono sulle misteriose pareti del castello.